Un testo di Joseph Ratzinger, del 1968, rimane attualissimo: “Introduzione al Cristianesimo”.
Di qui, sul dialogo, ho tratto questo passaggio:
Il dialogo non s’instaura, però, automaticamente, non appena gli uomini discorrono su qualcosa. Il colloquio degli uomini perviene, invece, alla sua vera natura soltanto allorché essi non cercano di esporre qualcosa, ma tentano di dire se stessi, quando il dialogo diventa comunicazione. Là, però, dove questo accade, là dove l’uomo esprime se stesso, ivi si parla in certo qual modo anche di Dio, che è il vero e proprio tema delle dispute degli uomini fra di loro sin dai primordi della loro storia. Basta che l’uomo cominci a parlare di sé, perché assieme al lógos dell’essere umano subentri nelle parole del discorso umano anche il Lógos di tutto l’essere. Perciò la testimonianza di Dio ammutolisce là dove il linguaggio si riduce a mera tecnica impiegata per comunicare ‘qualcosa’. Nel calcolo logistico Dio non compare. La difficoltà che noi oggi proviamo a parlare di Dio proviene forse dal fatto che il nostro linguaggio tende sempre più a trasformarsi in puro calcolo, assumendo sempre più la fisionomia d’una mera comunicazione tecnica, mentre è sempre meno, nel lógos, contatto con l’essere comune, tramite cui, o per vaga intuizione o in maniera consapevole, si viene in contatto con il fondamento di tutte le cose.